Piccole ossessioni

4 giovani artiste. L’obiettivo fotografico, la telecamera, la tornitura di una scultura, sono lenti di ingrandimento e di riduzione di stati d’animo; piccoli e grandi mondi che soggiacciono alle regole della fantasia.

 

Daniela Arabella, Michal Blumenfeld, Daniela Mastrangelo e Silvia Salvioli

a cura di Susanna Horvatovičova

Giovedì 14 giugno alle ore 19.00 Studio Campo Boario, in viale Campo Boario 4/ Roma, inaugura la mostra collettiva “Piccole Ossessioni” di Daniela Arabella, Michal Blumenfeld, Daniela Mastrangelo e Silvia Salvioli, curata da Susanna Horvatovičova. L’iniziativa è stata ideata e progettata da Alberto D’Amico e da Massimo Arduini.

La mostra collettiva Piccole Ossessioni racchiude visioni e ossessioni di quattro giovani artiste di diversa formazione: Daniela Arabella, Michal Blumenfeld, Daniela Mastrangelo e Silvia Salvioli. Nessi e connessioni comuni sono determinati dal particolare strumento di indagine che adoperano, una lente deformante che gioca con le grandezze e con le prospettive, una lente che assume diverse tonalità e che dà un giudizio critico sottile su diversi aspetti della vita quotidiana. L’obiettivo fotografico, la telecamera, la tornitura perfetta di una scultura sono lenti di ingrandimento e di riduzione di stati d’animo, di piccoli e grandi mondi che soggiacciono alle regole della fantasia.

“Digital Sex” (2006) di Daniela Arabella (Roma 1972) trasforma il corpo femminile non in immagini pubblicitarie, spot, marketing, brand, manichini, focalizza i punti nevralgici delle ossessioni comuni, dell’erotismo. L’idea e l’uso del corpo si combinano in un gioco ambiguo e ironico che permette una riflessione sulla portata della medializzazione dell’immagine femminile. Nel polittico fotografico su tela “Digital Sex” di Arabella l’idea del corpo che torna ad essere sensazione e pulsazione nel momento che si ritrova la sua sessualità e sensualità, nell’espressività di dettagli del corpo. Provocante e provocatoria è anche la scultura borchiata dell’artista che rappresenta una donna dall’aspetto giunonico colta mentre sta morendo durante un amplesso con un pesce.

“Distorsion Obsesiva” (2006) di Daniela Mastrangelo (Livorno 1980) riporta in visioni stereoscopiche di Escher l’immagine dell’artista. Il complesso di Narciso si traforma in un interrogativo sulle continue trasformazioni del proprio corpo. La carne esce dalla sua figura, come direbbe il critico Deleuze, ma differenza di Francis Bacon non è più contenuta dalla superficie pittorica, trasborda fuori di sé e si riflette nello specchio. Appare Daniela e il suo doppio, ritratto riflesso in una superficie che non mostra più ma piuttosto riflette riverberi di stati d’animo e inquietudini sotterranee difficilmente esprimibili. Particolari anatomici mostrano impercettibili trasformazioni del proprio aspetto, momenti di accettazione ma anche di derisione del proprio corpo nell’eterno movimento di slittamento e fuoriscita del Sé dalla percezione che si ha della propria immagine.

Intimità, piccole avventure dei mitici personaggi della nostra infanzia tornano a vivere nel ciclo fotografico “Piccolo mondo” (2004-2006) di Silvia Salvioli (Modena 1972). Il sipario si apre con effetti scenografici, dettagli ingigantiti su un mondo in miniatura composto di figurine dell’Uomo Ragno, Lupin III, Calimero, Batman, Topolino, Dragon Ball, Elvis …Ciascun personaggio è colto in un’azione dinamica all’interno del microcosmo di una stanza, dove tutto è possibile, dove la fantasia non limita neanche gli adulti, perché in realtà ogni cosa può essere potenzialmente animata dalla nostra stessa immaginazione. Per Silvia non è soltanto una questione di “stile”, un elemento che si ritrova nelle strade, nei murales dipinti dagli ultimi esponenti della Street Art fino ai rappresentanti della Pop up come IVAN e Tv Boy e della Street Art come Ericlaine e Blu che attingono in parte e in maniera irriverente anche al mondo dei ragazzi con scritte, gadget, sculture. In realtà, Salvioli non cerca una comunicazione allargata, uno sconfinamento dai confini stabili come la strada, bensì torna indietro nel tempo, nello spazio chiuso della sua stanza da letto dove la libertà di “inventare storie” non aveva e ha limiti. L’obiettivo fotografico diventa così il proiettore che illumina la quinta dove si muovono personaggi alla ribalta.

Michal Blumenfeld (Israele 1976) estende invece lo spazio e il tempo ai suoi ricordi con il video “Any Time” (2006). Il ritmo incalzante confonde e allo stesso tempo segue immagini lampo della Parigi moderna, diario di un viaggio. L’intersezione tra i diversi piani spazio temporali costruiscono un cerchio che alterna il punto di osservazione dell’artista con colui che guarda e riprende l’artista in una spirale che coglie differenti aspetti di una metropoli multietnica e complessa. La dilatazione del tempo si manifesta nella parcellizzazione delle inquadrature, l’atmosfera romantica che permea il centro storico parigino ed i viali della Senna si alternano al movimento accelerato della vita notturno. La musica acida guida lo spettatore nel valzer dei ricordi dell’artista e le esperienze interiori distorcono la visione della città e la sequenza delle scene. L’artista richiama alla mente la città che ha ispirato molta parte della produzione cinematografica francese. Il video “Any Time” riprende e sviluppa l’immagine mitica e sognatrice di una città come Parigi mitica e mitizzata che è entrata a pieno titolo a fare parte del nostro immaginario collettivo.
Presentazione a cura di Susanna Horvatovičova

Con molto piacere ospito nello Studio Campo Boario (viale del Campo Boario 4A), un luogo che è allo stesso tempo un laboratorio di cinema d’animazione, uno spazio espositivo ed luogo di proiezione (Piramide Channel) gli ultimi lavori di quattro giovani artiste.

Colpito dalle fotografie ed il video, visti in ambienti diversi, insieme a Massimo Arduini ho iniziato a prefigurare una possibile liason a quattro, come in una partita a poker. Il loro lavoro, attualmente condensato nelle immagini fotografiche e nel video statico (di Markeriana memoria) proviene da personalità complesse, dove il cinema, il teatro, la scrittura, la grafica e l’animazione s’intrecciano dinamicamente. Credo che il luogo possa suggerire un’ulteriore elaborazione di mondi personali che possiedono però una particolare attitudine a dialogare ed interrogarsi. Alberto D’Amico

Il medium fotografico ha conquistato sempre più un ruolo primario nel DNA delle generazioni recenti e ciò probabilmente, oltre all’evoluzione tecnologica ed alla relativa digitalizzazione, grazie a caratteristiche quali velocità di manipolazione/circolazione, trasformazione, moltiplicazione, estensione o riduzione, riattualizzazione o decontestualizzazione, etc. Il dialogo messo in campo nello studio di campo Boario dalle quattro artiste/fotografe è fortemente in linea con questa tendenza. Che dunque è molto prossima al nostro tempo, alle manie ed alle ossessioni con le quali combattiamo quotidianamente ed esistenzialmente nella nostra aggiornatissima società,

Ma allo stesso tempo è uno sguardo anche leggero, ironico o falsamente mimetico. Perciò a me ed Alberto D’Amico ci è riuscito subito facile favorire questo “dialogo”. Massimo Arduini

Vernissage: giovedì 14 giugno – ore 19.00

Finissage: sabato 23 Giugno 2007- ore 19.00

Studio Campo Boario
viale Campo Boario 4 – Roma
Per visitare l’esposizione contattare: tel. 3471408744
Ingresso Gratuito

http://1995-2015.undo.net/it/mostra/55722